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"Mysterium coniunctionis", l'opera finale di Jung è un trattato da cui l'autore estrapola l'originale latinismo junghiano. È dal materiale delle "Opere" di Jung la glossa analitica adiacente che "Jung e l'achimia" intende gettare un ampio sguardo allo spessore teoretico e sinottico delle idee dello psicologo svizzero. Di questo processo di rivisitazione del corredo tecnicistico del fondatore della psicologia analitica, in ultima analisi, ci si occuperà in questa stante sede nel tentativo mitopoietico di riproporre un'alchimia fedele ai vari approcci ermeneutici alla Jung. Quale "opus alchymicum" che nella stessa complessità tematica e semantica dei soggetti intrapresi dallo psicoanalista zurighese e quivi accuratamente estesi per una rielaborazione sinottica dei vari "Psicologia e alchimia" (1944), "Aiòn" (1951), "Mysterium coniunctionis" (1955/56), "Studi sull'alchimia" (1929/1957), "La psicologia della traslazione" (1946), offre anche numerosi analogismi e ibridi innovativi affini all'elaborazione teorica del padre della psicologia analitica. Un'interpretazione quindi volontariamente ermetica ma tesa ad aprire una nuova chiave ermeneutica di lettura nel pensiero di C. G. Jung.